Sabbioneta, città di fondazione (urbs
condita), fu edificata tra il 1556 ed il 1591 per volere di
Vespasiano Gonzaga. Essa è collocata al centro della pianura
Padana, tra la sponda sinistra del Po ed il basso corso dell'Oglio.
Un tempo occupava una posizione di grande valore strategico;
controllava infatti un'importante via di scambio che metteva in
comunicazione la piana bresciana con Casalmaggiore e Brescello,
centri di traffico fluviale del medio corso del Po. |
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Nel favorire l'edificazione di questa nuova
città non è da escludere il diretto interesse della
monarchia spagnola poiché Sabbioneta, grazie alla sua avanzata
struttura difensiva, si presentava principalmente come una fortezza
incastonata nel cuore della pianura Padana. Insieme con i
sopracitati stati confinanti, Sabbioneta fu legata al re di Spagna
e all'imperatore da uno stretto vincolo sia di sudditanza che di
gelosa conservazione e conferma della propria autonomia e dei
propri privilegi. E' ormai certo che il suo sviluppo e la sua
integrità territoriale vennero garantiti non solo dagli
stretti rapporti di amicizia e parentela fra Vespasiano Gonzaga ed
il re cattolico Filippo II d'Asburgo, ma anche dal fitto scambio
diplomatico e dall'amicizia che intercorsero tra il fondatore e i
reggenti degli stati regionali contigui.
Il progetto tanto delle opere fortificate quanto della
pianificazione urbana è attributo allo stesso Vespasiano
Gonzaga. Egli si avvalse della pluriennale esperienza di architetto
militare al servizio del re di Spagna e fece tesoro dell'attento
studio dei trattati italiani di urbanistica ed ingegneria militare
editi a partire dalla seconda metà del XV secolo. Nel
disegnare Sabbioneta, Vespasiano tenne sicuramente conto del
"Trattato di Architettura" del senese Pietro Cattaneo pubblicato
nel 1554 nonché dell'edizione veneta di Vitruvio tradotto e
commentato dal veneziano Daniele Barbaro nel 1536. Si avvalse anche
della consulenza di esperti teorici dell'arte militare come il
novarese Girolamo Cattaneo e della perizia tecnica di abili
ingegneri ed architetti quali il piacentino Bernardino Palizzari
detto il Caramosino e forse il pratese Domenico Giunti ed il
cremonese Francesco Dattaro detto Pizzafoco.
Le strade, disposte secondo l'antico schema
dell'accampamento romano, sono ortogonali tra di loro e delineano
34 isolati. Si distinguono quindi due assi principali; l'antica
strada Giulia (oggi via Vespasiano Gonzaga) che percorre la
città da est ad ovest e collega tra loro le due porte
d'accesso, ricalcando il decumano del più antico insediamento
roamano; l'odierna via Dondi, perpendicolare alla precedente e di
più modeste dimensioni.
Vespasiano Gonzaga nella pianificazione urbana adottò alcuni
accorgimenti: spezzò la strada Giulia in prossimità delle
porte, concluse le vie a "T" o a "L" e variò la loro larghezza
così che le due file di case non risultassero perfettamente
parallele, ma tendessero ad incontrarsi. Ottenne in tal modo un
effetto di inganno prospettico che faceva sembrare le strade
più lunghe. Sabbioneta assunse l'aspetto di intricato
labirinto studiato per disorientare il nemico, qualora fosse
attaccata, e per rendere più efficace l'azione difensiva, ma
soprattutto per dilatare lo spazio facendo apparire la città
più grande di quanto non fosse in realtà.
Le due piazze sono collocate in posizione asimmetrica e decentrata
e costituiscono i due più importanti nuclei della città
attorno ai quali sorgono gli edifici più rappresentativi.
Piazza d'Armi, l'antica piazza del castello, nella seconda
metà del XVI secolo, era il centro della vita privata del
signore Anticamente era di forma poligonale con uno dei lati aperto
e tangente alla strada Giulia ed i rimanenti chiusi da tre edifici
collegati tra di loro. Ad ovest sorgeva l'antica Rocca (oggi
distrutta) vera e propria roccaforte circondata da un largo e
profondo fossato unito alla piazza per mezzo di un ponte levatoio.
Tramite uno stretto passaggio coperto su archi, il castello era
collegato al complesso villa con giardino e galleria. Il Palazzo
del Giardino o "Casino" riprende la tipologia delle ville suburbane
ma è anomalamente inserito all'interno della cinta muraria.
Era il luogo del riposo in cui il signore amava ritirarsi per
leggere, per studiare e occasionalmente per partecipare alle feste
di corte. Alle sue spalle si apriva un magnifico giardino
all'italiana animato da una fontana centrale, giochi d'acqua e
pergolati. Dalla villa, tramite un piccolo cavalcavia si passa nel
"Corridor grande", un lungo corridoio che chiude il lato orientale
della piazza. La galleria insieme con la villa ospitava una
collezione di marmi di epoca classica e curiosità naturali,
evidente manifestazione della passione di Vespasiano Gonzaga per la
cultura artistica dell'antichità. Al centro del lato aperto
sulla strada Giulia sorgeva anticamente la colonna con la statua
romana della dea Minerva (oggi al centro di Piazza d'Armi), che
segnava il centro ideale della città.
Piazza Ducale era invece il centro della vita pubblica del signore
e della cittadinanza ed il luogo del mercato, quindi del commercio
e degli scambi. È di forma perfettamente rettangolare e lascia
libero lo spazio altrimenti occupato da due interi isolati; su di
essa si affacciano tre importanti edifici. Ad ovest sorge il
"Palazzo Grande" sede degli impegni politici e amministrativi e
palazzo di rappresentanza e di residenza del duca, un tempo
collegato tramite dei cavalcavia agli edifici adiacenti nei quali
erano situati gli uffici ausiliari. In due sale dell'ala
meridionale, Vespasiano fece collocare la "Libreria grande", una
biblioteca purtroppo oggi completamente dispersa, in cui trovavano
posto le opere degli autori classici e i moderni trattati di
geometria urbanistica ed ingegneria militare. Ad est, nel lato
opposto della piazza, si trova il Palazzo della Ragione sede dei
due consigli cittadini, quello dei Rurali e dei Civili. A nord, tra
i palazzi signorili, si eleva la Chiesa di Santa Maria Assunta;
nelle immediate vicinanze si trova il piccolo oratorio di San Rocco
e San Sebastiano di epoca più tarda. A sud, a livello del
piano terreno degli edifici privati si apre un lungo portico a
bugnato rustico di marmo bianco con pilastri quadrangolari su cui
insistono archi a tutto sesto. Nel 1588, a sinistra della scalinata
d'accesso di Palazzo Ducale, su di un alto basamento fu posta la
statua bronzea di Vespasiano Ganzaga ritratto dallo scultore
aretino Leone Leoni nelle sembianze di un imperatore romano, ora
conservata all'interno della chiesa dell'Incoronata.
Tra le due piazze, in posizione mediana, sorge il Teatro
all'Antica. Fu innalzato tra il 1588 e il 1590 su progetto del
vicentino Vincenzo Scamozzi secondo i canoni serliani di impianto
"allantica" e fornito di spazi tecnici: il foyer, i camerini per
gli artisti con ingresso separato e le facciate prospicienti le
pubbliche vie. Una compagnia fissa di comici dell'arte stipendiati
dal duca vi rappresentava tragedie e commedie.
La zona residenziale, invece, avvolge le due piazze ed occupa tutti
i rimanenti isolati della città. E' questa la parte che ha
subito più trasformazioni estetiche; l'aspetto odierno è
settecentesco. Nei palazzi per i nobili e nelle case per la
borghesia, che raramente superano i due piani d'altezza, hanno
grande importanza le facciate. Esse si uniscono tra di loro e
assumono l'aspetto di quinte rettilinee.
La città fu dotata per volere dello stesso Vespasiano di tutte
quelle infrastrutture necessarie per un perfetto funzionamento del
piccolo stato di cui era la capitale.
Tra il 1551 ed il 1559 fu avviata presso l'abitazione del ricco e
potente ebreo Tobia Foà una stamperia.
Attorno al 1558 Vespasiano rese esecutivo il diploma imperiale del
1497 con il quale l'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo aveva
concesso ai figli di Gian Francesco Gonzaga di Gazzuolo il
privilegio di battere moneta. Iniziò così l'attività
della zecca e si coniarono pregevoli monete d'oro e d'argento.
Nel 1562 il fondatore emanò una grida con la quale obbligava i
suoi sudditi, allora residenti nel contado, a trasferirsi nella
nuova città sotto la minaccia di pene pecuniarie e
fisiche.
Nello stesso anno istituì un'Accademia di lettere
greco-latine, chiamando a reggerla l'affermato filosofo e umanista
Mario Nizolio da Brescello.
Non si sa con esattezza dove sorgessero gli edifici di queste
importanti istituzioni vespasianee; ne resta solo il ricordo nelle
tre vie che oggi portano il loro nome: via della Stamperia, via
della Zecca e via dell'Accademia.
Come fortezza, Sabbioneta doveva essere difesa da un congruo numero
di soldati. Nella città erano dunque presenti le caserme per
il loro alloggio, le scuderie per il ricovero dei cavalli e le
stalle per i buoi utilizzati per il traino dei pesanti pezzi
d'artiglieria. Erano anche necessari capaci magazzini e vasti
fienili che, in caso di un eventuale assedio, permettessero di
approvvigionare le truppe di difesa, i cittadini assediati e di
foraggiare il bestiame. Non ultimo occorrevano adeguati depositi
per le munizioni e locali per il ricovero delle artiglierie. Alle
spalle del Palazzo Giardino, tra il lato meridionale del muretto
perimetrale del giardino all'italiana e il terrapieno del baluardo
San Francesco, sorgeva lo "Stallone", l'ampia scuderia ducale in
cui erano allevati i cavalli di razza che costituivano la
cavalleria di Vespasiano Gonzaga.